Londra è meno precisa di Berlino, caotica, sporca, finta ma con squarci di umanità intensa, isole di verde e di pace, grandi e moderni musei (a me è piaciuta soprattutto la Tate modern), vecchie casette a schiera di mattoni scuri e sfavillanti grattacieli della City.
Londra vista così, superficialmente, soffre della omologazione che la globalizzazione ha portato alle metropoli: tutto è uguale dappertutto, stesse catene di alberghi, stessi bar e ristoranti, stessi prodotti in vendita nei grandi magazzini, a volte si fatica a vedere quello che un mio amico chiamerebbe ‘genius loci’ al di là delle messe in scena ad uso turistico, tuttavia la vibrazione di quello che è stato a volte arriva magari non nei luoghi più frequentati ma nelle piccole stradine che collegano le grandi arterie (lo Strand, Regent Street, Oxford Street, Picadilly e Leicester Square) dove sui muri di qualche piccola ma dignitosa casetta trovi delle targhe che informano che li ha vissuto Herman Melville o George Orwell e pur con il passo e la testa del turista di massa qualche luce si accende.
to be continued…